sabato 17 novembre 2007

... la traccia aperta di una ferita


Il Manifesto (17 Novembre 2007)
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Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo, verso l'orizzonte. / Genova, repubblicana di cuore, vento di sale, d'anima forte. / Genova che si perde in centro nei labirintici vecchi carrugi, parole antiche e nuove sparate a colpi come da archibugi. / Genova, quella giornata di luglio, d'un caldo torrido d'Africa nera. / Sfera di sole a piombo, rombo di gente, tesa atmosfera. / Nera o blu l'uniforme, precisi gli ordini, sudore e rabbia; / facce e scudi da Opliti, l'odio di dentro come una scabbia. / Ma poco più lontano, un pensionato ed un vecchio cane /guardavano un aeroplano che lento andava macchiando il mare; / una voce spezzava l'urlare estatico dei bambini. / Panni distesi al sole, come una beffa, dentro ai giardini.

Uscir di casa a vent'anni è quasi un obbligo, quasi un dovere, / piacere d'incontri a grappoli, ideali identici, essere e avere, / la grande folla chiama, canti e colori, grida ed avanza, / sfida il sole implacabile, quasi incredibile passo di danza. / Genova chiusa da sbarre, Genova soffre come in prigione, / Genova marcata a vista attende un soffio di liberazione. / Dentro gli uffici uomini freddi discutono la strategia /e uomini caldi esplodono un colpo secco, morte e follia. / Si rompe il tempo e l'attimo, per un istante, resta sospeso, / appeso al buio e al niente, poi l'assurdo video ritorna acceso; / marionette si muovono, cercando alibi per quelle vite / dissipate e disperse nell'aspro odore della cordite.


Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore, / ma come quella vita giovane spenta, Genova muore. / Per quanti giorni l'odio colpirà ancora a mani piene. / Genova risponde al porto con l'urlo alto delle sirene. / Poi tutto ricomincia come ogni giorno e chi ha la ragione, / dico nobili uomini, danno implacabile giustificazione, / come ci fosse un modo, uno soltanto, per riportare / una vita troncata, tutta una vita da immaginare. / Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare, / c'è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare. / La Lanterna impassibile guarda da secoli gli scogli e l'onda. / Ritorna come sempre, quasi normale, piazza Alimonda.

La "salvia splendens" luccica, copre un'aiuola triangolare, / viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare. / Dal bar caffè e grappini, verde un'edicola vende la vita.

Resta, amara e indelebile, r
esta, amara e indelebile, resta, amara e indelebile,
la traccia aperta di una ferita.

Francesco Guccini
Piazza Alimonda

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